È tutto vero. Il
celebre chitarrista ha fatto parte della band per circa due anni. Le sue doti
tecniche stancheranno molti e stuferanno altri, ma quello che è certo è che
anche un chitarrista “virtuoso” può far parte di una band che non siano i Dream
Theater. Steve suona in tutte le track dell’album Slip of the tongue, sostituendo il chitarrista Vandenberg nelle
registrazioni e nel successivo tour, dopo che quest’ultimo aveva avuto un
infortunio al polso. L’interpretazione di Vai è semplicemente perfetta. Quella
che arriva è una ventata di freschezza e novità in una grande band ancora
riconoscibilissima e che non muta il proprio stile.
I pezzi vengono affrontati
con grande personalità ed equilibrio, non esaltando in maniera squilibrata le
caratteristiche del grande genio che è questo chitarrista. Ciò che ha influito
sulla creatività di Steve e del suo modo di fare musica è stato senz’altro la
lunga collaborazione con il chitarrista e polistrumentista Frank Zappa, artista
dalle smisurate abilità. Fu proprio suonando insieme a lui che Vai iniziò a
farsi un nome e a diventare un vero e proprio esecutore dei brani musicali di
Frank, che necessitavano grandi doti tecniche e attitudine. L’album con i
Whitesnake è preciso al millimetro; le note sono studiate ed esaltano i brani
nel modo giusto, senza tralasciare le perfette scelte nel sound e
nell’adattarsi al genere che Steve ha esibito. Quest’esperimento non è altro
che la dimostrazione che un chitarrista virtuoso può benissimo spaziare con la
sua tecnica senza essere ripetitivo o esagerare, l’importante è sperimentare la
tantissime sfumature che la musica può riservarci e sfruttare un pò la “vena
pop” che spesso questi chitarristi ultra-tecnici hanno; vedasi Paul Gilbert e
Joe Satriani.
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