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sabato 15 settembre 2012

IL NUOVO ALBUM DI SLASH: APOCALYPTYC LOVE


Non è passato troppo tempo da quando non si sente più parlare di Guns’n roses (intendo quelli veri), eppure il nostro amico Saul Hudson, da tutti conosciuto cone Slash, è già al secondo album solista. Il celebre chitarrista, dopo il grande successo del lavoro precedente, si è accaparrato definitivamente la collaborazione a trecentosessanta gradi del frontman degli Alter Bridge Myles Kennedy, una delle migliori voci degli ultimi anni. In questo lavoro è in atto una vera e propria evoluzione del modo di fare musica di Slash. Innanzitutto, l’album è registrato in presa diretta, cosa insolita e che conferisce sicuramente un tocco più “live” alla resa finale, inoltre la sua perfetta identità di rocker e il suo songwriting lasciano spazio anche a qualcosa di inaspettato.


Lui è quello di sempre, per carità, i riff devastanti e gli assoli sono inconfondibili, ma quello che si inizia a vedere è un cambio di rotta che non lascerà tutti soddisfatti, almeno a primo impatto. Parliamo di un album che va digerito piano piano. A volte ci si allontana un pò dall’hard rock, verso territori più “leggeri” e particolari, ma non in senso commerciale. La struttura dell’album è costruita a tavolino; la title track e il brano Hard and Fast, due pezzi stupendi e di grande impatto, richiamano chiaramente l’identità del primo album e quella di hard rock puro di Slash, e fin qui ci siamo. In One Last Thrill emergono tratti un pò rock’n roll mischiati ad una strofa particolarissima per poi terminare in un ritornello che ci garba sicuramente, ma la prima volta che la ascolterete non vi suonerà troppo familiare se pensate che è un album del chitarrista dei Guns’n roses, dei Velvet Revolver e dell’ideatore di brani come Ghost e Doctor Alibi. È chiaro come il sole che Slash vuole dimostrare che come chitarrista è anche molto versatile e può trascendere dall’hard rock targato Guns come si intravedeva già con Nothing to say del lavoro precedente, cantata da M. Shadows degli  Avenged Sevenfold. Il brano Anastasia ne è un chiaro esempio. C’è un intro di chitarra classica seguito addirittura da un riff in stile Malmsteen, poi personalizzato, e che sfocia in un altro riff, che però è alla Slash. Quest’album è una dimostrazione della sua duttilità e della capacità di contaminare i generi, non c’è dubbio. In poco più di quaranta secondi il brano Halo passa per tre stili diversi; Da un inizio abbastanza Metal si arriva ad una strofa molto orecchiabile, per poi arrivare al ritornello, totalmente a sè, e caratterizzato da una melodia molto particolare. Il risultato è un pezzo originalissimo e tutt’altro che scontato, oserei dire.


No more heroes è un altro chiaro esempio. È l’unico brano dove la musica non è stata scritta interamente da Slash, e anche qui ci sembra di ascoltare tutto tranne il nostro vecchio amato chitarrista che ascoltiamo da una vita, ma non ne dobbiamo fare un dramma. C’è una scelta di suoni molto soft e ricercati, sempre a sostegno del fatto che parliamo di un album sicuramente più pacato rispetto al precedente, di conseguenza anche il ritornello ci sembra di nuovo appartenente ad altri orizzonti musicali. In nostro aiuto arriva un grande assolo, di cui non cambieremmo neanche una nota e che ci dà quello che magari cercavamo in quest’album. Interessante è anche il brano Bad Rain, dal tocco un pò alternative e dal ritornello molto radio song. La canzone Crazy Life, della versione Deluxe dell’album, invece, è lontana da ogni immaginazione; rock di base, ma con un riff strano e un pò dissonante con un ritornello che non ci saremmo mai aspettati. Per quanto riguarda i pezzi in stile ballad siamo sulla stessa linea del primo album, molto orecchiabili e gradevoli, com’è giusto che sia in ogni album rock che si rispetti. È vero, questo lavoro non ha effettivamente entusiasmato la critica; Pino Scotto ha dichiarato di esserne rimasto un pò deluso, in quanto considera Myles un grandissimo vocalist, ma ritiene la sua voce lontana dal blues e poco adatta al genere. Io credo che questo sia un cambio di tendenza che va rispettato, in quanto non troppo radicale e magari necessario nella carriera di un grande artista. Slash ha ormai acquisito una certa maturità, ed è giusto che prepari gradualmente i propri sostenitori al suo nuovo modo di fare musica, per dimostrare le sue capacità e dare anche una svolta a sè stesso, alla faccia di chi pensa che sia monotono e che suoni sempre allo stesso modo. È evidente che parliamo di un album per chi ha “orecchio critico” e può coglierne la vera essenza. É un tipo di ascolto che consiglio a chi ha già anni di guns alle spalle e conosce bene il personaggio, in modo da apprezzare le capacità di un chitarrista unico e raro, che non smetterà mai di stupire il mondo del rock.

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