Una
band semplicemente storica. Dal 1993 con orgoglio sulla nostra fottuta penisola
che consacra solo Amici, San Remo e X-Factor. Ragazzi che hanno i coglioni e
che sono stati capaci di creare un esempio concreto di qualcosa di
riconducibile alla scena della Los Angeles degli anni ottanta, dove l’hair metal, il glam e lo sleaze
dominavano.
La
band pubblica il demo tape D.L.B.,
nel 1995. Nel 1997 sono presenti con la hit Sexy
Telephone nella compilation The Pink
and The Black, prodotta dall’etichetta americana Delinquent Records in compagnia di band come Twisted Sister, D’Molls, Pretty Boy Floyd e Foxy Roxx. Successivamente Spin Magazine li recensisce ottimamente
come band europea.
Nel 1999 danno alla luce il loro omonimo album distribuito dall’etichetta milanese SELF. Il power glam rock che ne viene fuori è una bomba ad orologeria! I riff sono travolgenti e puramente rock’n roll, le parti solistiche sono semplicemente perfette, mature e squillanti al punto giusto, come testimonia la padronanza nell’uso dei legati e negli armonici artificiali. L’album è orecchiabile, carico di adrenalina, una grande testimonianza di un genere che non è tramontato mai. I brani sono studiati al millimetro, e ogni membro fa parte di un’anima sola, quella della band, dove questi quattro ragazzi hanno stretto un patto fraterno, che lega le loro vite e la loro maniera di intenderle. Come se non bastasse, parliamo di eccellenti musicisti, la stessa voce è uno dei punti di forza, visto che nel genere ogni tanto non se ne sono sentite di bellissime. Gli Smelly Boggs sono uno dei pochi esempi degni di nota del filone glam ed hair metal in Italia.
Il
brano che sintetizza in pieno la loro essenza è quello di apertura del loro
omonimo full-lenght: One Damned Reason,
dove il riff iniziale è accompagnato da una batteria scandita ed efficace e dalla
voce graffiante del frontman. Un gran ritornello completa l’opera.
Altrettanto
efficaci sono le parti strumentali delle canzoni e i cambi, anche in questo caso
rimando a One Damned Reason, una
canzone manifesto, oserei. Anche gli altri brani hanno un tocco particolare,
spesso anche dal carattere punkeggiante e dallo stile “party song”. The Day of the Shit è talmente vera che
sembra esser stata concepita all’inizio degli anni ottanta, è un altro dei
capolavori di quest’album. Uno degli aspetti più importanti è senz’altro il
sound della band, che ne certifica la validità e l’autenticità, non servono
altri aggettivi.
Anche in questo caso ci tengo a ripetere che per gente come
noi, italiani amanti del metallo, prigionieri di una terra che non ci capisce, diventa fondamentale sostenere band così, band
che dal vivo danno sempre il meglio, e che non ci fanno mai pentire di essere
andati ad un loro concerto.
Non perdetevi gli Smelly Boggs! C’è da andarne
fieri che siano italiani! Rimanete sintonizzati per i prossimi live!
Buon ascolto!
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